sabato 27 agosto 2022

IL GAS DI CCC

 


Sono SEMPRE aperte le iscrizioni 2022 al nostro Gruppo di Acquisto che è una delle attività statutarie riservate ai soci della Associazione di Promozione Sociale
CONFEDERAZIONE CITTADINANZA CONSAPEVOLE.
Il punto di ritiro degli acquisti è a Milano in Via Cascina Bianca 20.
Per info e dettagli operativi, elenco prodotti e produttori e calendario acquisti scrivere a:
 
gaspuntocb@gmail.com

sabato 20 agosto 2022

NAVIGLI: SE C'E' UN COMITATO DI CITTADINI A FAVORE DELLA RIAPERTURA, BISOGNA PARLARNE


 


Ci siamo confrontati in passato sulla base di una forte pressione da parte del sindaco Sala, appoggiato da un forte e influente comitato promotore illustre; formato da docenti del Poli tutt'ora attivo.Non ritornerei sui diversi argomenti ne sulle modalita'di confronto tra i favorevoli e i contrari.Nemmeno sugli argomenti tanto autorevoli e forse inattaccabili vista la svolta politica che e' stata attuata a favore di Goggi.Noi eravamo critici soprattutto sul processo di consultazione e; come capita oggi su San Siro, sul non volere un referendum ad hoc (sappiamo come fu impostata la domanda nel precedente referendum che sommariamente chiedeva cosa pensassero i milanesi dei navigli senza dare troppe informazioni).I navigli piacciono a tutti, ma la storia di Milano li nego' in parte, lasciando aperti tratti di maggior pregio o utilita' per lo piu' a sud della Citta' dove c'era bisogno; venendo meno il principio di utilizzo prima di protezione poi di commercio. Milano ha sviluppato un modello di sviluppo prima industriale in cui prevalsero le ferrovie; poi di finanza e terziario; uffici; strade; necessita' di spostarsi rapidamente dalle periferie al centro dove cresecevano modelli di lavoro intensivi e performanti.Di pari passo crescevano le tecnologie e i modelli di vita si modellavano sui sistemi economici e lavorativi.I navigli non sono ne sinergici a un processo di sviluppo generale ne adeguati al modello di spostamento dei milanesi di oggi, ne strategici per una citta' che non e' ancora in asse sul modello competitivo delle Capitali economiche paragonibili.Una riapertura o meglio un progetto ex novo anche se basato sugli antichi tracciati, della parte prospettata, porterebbe a un cambiamento della viabilita' severo, un cambiamento radicale dell' intero sistema arterioso dei quartieri i quali in parte gia' oggi soffrono un sistema sfavorevole ai cittadini se non strettamente legati anche storicamente con quell'antica modalita' del muoversi dentro ai bastioni, che solo pochi possono vantare grazie alle origini familiari.Un ritorno a una Milano dei navigli costerebbe anche in termini di cantierizzazione, tempi lunghissimi e enormi disagi oltre a sostenute % di materiali sospesi e movimento terra; detriti da calcolare anche in termini d' inpronta al carbonio.Parlarne e' certo un esercizio di confronto ma vanno poste delle regole che fin oggi nessuno ha messo nero su bianco e tutti dicono tutto a partire dal tentativo di seduzione di massa con immagini edulcorate; illusori percorsi turistici di bateau mouche in navigazione con turisti stregati dal belvedere oltresponda illustrato come ottocentesco( e via Melchiorre Gioia?), gente sorridente che cammina ai bordi di un canale difficilmente piacevole dati anche i limiti idraulici ovvi con un livello dell'acqua spesso bassissimo per via dei prelievi a monte .Riaprire i navigli nei termini proposti? Va postulato l'argoritmo dello sviluppo futuro di Milano in generale; sulla base di un obiettivo strategico che non puo' e non deve basarsi sull' interesse di pochi ne su un principio di sola tutela di un bioritmo da ritrovare in buona parte ambíto da chi opera per aumentare il gap tra privilegi e sufficienza vitale.Restiamo molto critici, favorevoli solo a una ristrutturazione della sola zona di valore (ultimo segmento) che non impatterebbe sulla viabilita' e avrebbe una sicura ricaduta sul turismo essendo una zona di pregio storico e architettonico.Siamo estremamente favorevoli a lavori idraulici di separazione del Seveso ma estesi a una revisione generale del sistema idraulico di gestione delle acque, totalmente separato dalla proposta di ripristino dei navigli.In questo ci vediamo un investimento per la Citta'e suoi prossimi cittadini.

domenica 7 agosto 2022

L'ASPETTO TECNICO DELL'AUMENTO DEL BIGLIETTO OCCASIONALE DEI TRASPORTI PUBBLICI


 


Quanto abbiamo parlato dell'aumento del costo del biglietto che fece Sala nel suo primo mandato.Oggi e' Regione Lombardia che rilancia l'argomento e lo fa a ridosso del Ferragosto, quando i milanesi sono impegnati con paperelle e bagni in acque cristalline tra Cattolica e la Sardegna, colonia della classe "agiata" meneghina.Un aumento esteso a tutta l'area metropolitana, in nome di una necessaria sterzata per adeguare il comparto " "Trasporti Pubblici" all' inflazione galoppante.I Comuni si sono adeguati senza colpo ferire in virtu' di una spesa di bilancio gravosa e perennemente in crisi.Dunque i biglietti Atm costeranno 2.20 euro a tratta/tempo.Salvi gli abbonamenti.A Milano si verifica un paradosso tecnico.Il Sindaco, tra le priorita', ha messo al primo posto la battaglia contro le auto private tout court, riduzione di carreggiate a favore di corsie per veló definite piste ciclabili, riduzione di posti auto e aumento di quelli a pagamento, nessun nuovo parcheggio, nessun piano per eventuali parcheggi di prossimita', aumento di area B e irrigidimento su area C, in cambio di una promessa: migliorare il trasporto pubblico.Nessun pensiero critico sulla ricaduta di certe scelte sul piano socio/economico, tanto meno sui tempi di attuazione di una massiva implementazione del trasporto veloce qual'e'la metro e le linee di superficie a corsia protetta e con semaforizzazioni sincronizzate.A questo si aggiunge questo aumento acritico, peraltro senza nessun commento o meglio, con il classico commento di comodo
dopo un'evidente gioco di sponda che solo un illuso puo' non vedere.Ora,una famiglia di basso reddito, ovvia periferia, volendo farsi un giro domenicale in Duomo, spendera' circa 20 euro che in un mese fanno 80 euro oppure, cosa ovvia, opta per l'uso dell'auto o peggio, tenta di non pagare la tratta. Milano va verso la citta' per ricchi e belli, edonistica, con un pensiero alla citta'dei 15 minuti che porta a annullare il concetto di citta' e, se da un lato si puo'pensare ai servizi, dall'altro si puo'ipotizzare una ghettizzazione ulteriore con tante piccole citta' a marce diverse.Cosi l'idea green che vorrebbe se mai un trasporto pubblico a costi ridotti e capillare, si riduce a un'idea illusoria; priva di piano economico e progettuale, piu' volte palesata e mai compiuta con forza

sabato 23 aprile 2022

LE COMUNITÀ' ENERGETICHE COME PARADIGMA DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA ED ECOLOGICA


 


Come potremmo ridurre rapidamente il gap energetico a Milano?
Se ne parla da molto senza tuttavia entrare concretamente nella questione del risparmio energetico sia in chiave consumi e costi sia in chiave ecologica. Esiste una possibilità di ridurre i costi e consumi d'energia, sono le Comunità Energetiche sia essere per produrre energia elettrica che per abbassare i costi dell'energia pro-capite.
Purtroppo vi è una forte resistenza anche tra i cittadini oltre che tra i Governi delle città, a prendere in considerazione certe tecnologie e questo deriva dagli errori di governo sia nazionale che locali, i quali, nonostante ci fossero diversi segnali d'incentivazione anche dal punto di vista legislativo, non hanno mai attutato un vero percorso di sensibilizzazione e di adeguamento normativo che andasse a favorire questi nuovi modi di gestione dell'energia da una parte prodotta, dall'altra risparmiata. Per quanto riguarda le Comunità Energetiche vocate alla produzione, si parla di impianti fotovoltaici con accumulo, i quali potrebbero rappresentare un fortissimo sviluppo delle energie rinnovabili anche nel settore pubblico, basti pensare ai migliaia di mq disponibili sui tetti dei condomini Aler ed MM. Purtroppo resistono dei vincoli per lo più architettonici e in certi casi paesaggistici, affinché si possa pensare che in qualsiasi luogo d'Italia si possa attuare un percorso virtuoso, ma certamente non è il caso dei quartieri di Milano fuori dai Bastioni. Con l'installazione di sistemi di auto produzione d'energia elettrica, si andrebbe incontro anche alle scelte fatte da questa Giunta a guida verde, con il piano ARIA E CLIMA perché si ridurrebbe la domanda ai Gestori i quali andrebbero a ridurre la produzione da fonti fossili o il prelevamento d'energia dai produttori oltralpe a costi altissimi. Inoltre con l'accumulo (batterie al litio) si sopperirebbe anche ai transitori in cui l'irradiazione solare si riduce fino ad essere nulla (dopo il crepuscolo).Certamente si parla di energia aleatoria e variabile poiché dipendente dalle condizioni climatiche (soleggiato,nuvoloso, pioggia, caldo, freddo), tuttavia una Comunità Energetica può gestire l'energia anche per cessione tra gli stessi soci (ad esempio se una famiglia va in vacanza, può cedere la propria quota di produzione al condominio aumentando l'efficientamento del sistema di accumulo e gestione della produzione. Con sistemi distribuiti si va anche incontro alla domanda di ricarica delle auto elettriche private e in alcuni casi, si può anche arrivare a vendere energia (ad esempio durante le ferie in cui molti cittadini sono fuori città). Certamente serve vincere anche lo scetticismo e la scarsa conoscenza tecnica che purtroppo ci rende diffidenti e spesso contrari allo sviluppo tecnologico. C'è da dire che il primo target per ridurre la dipendenza dagli altri e le emissioni di CO2, è il risparmio energetico, e questo vale per il sistema città il quale oggi sembra vada in modo asincrono, da una parte si fa di tutto per rispettare gli impegni presi con l'Europa, ad esempio in merito ai km di piste ciclabili piuttosto che i limiti di accessibilità per le auto considerare inquinanti, dall'altra si lascia che centri commerciali e negozi, continuino a climatizzare con le porte completamente aperte, non si ristrutturano i grandi condomini energivori, non si incentiva l'istallazione di tecnologie che darebbero un grosso contribuito anche al problema del carico elettrico che aumenta e che provoca black-out sempre più frequenti a causa della vetusta rete di distribuzione elettrica pubblica. Purtroppo c'è una limitata visione d'insieme e questo ci fa operare con parzialità e approssimazione riducendo in modo significativo la potenzialità che avrebbe una città come Milano rispetto alle tematiche energetiche e ambientali, limitando gli interventi alla convenzionalità e alle tendenze del momento spesso facendo errori e danni a causa di un'incompetenza di fondo

giovedì 7 aprile 2022

PARTE IL PROGETTO PER LA FINALIZZAZIONE DELLA METROTRANVIA LINEA 7: FS CERTOSA / CASCINA GOBBA


 

L'assessora Arianna Censi, ha annunciato lo sblocco del finanziamento dal Pnrr, per il completamento della metrotranvia 7 (metro di superficie), che unirà Cascina Gobba con FS Certosa. Un ulteriore salto di qualità per la zona nord che sarà connessa con altre zone del nord di Milano e soprattutto congiungerà tra loro le zone periferiche nord (le nostre) fortemente antropizzate e abitate rispetto al sud di Milano. Una buona notizia che favorirà il trasporto pubblico senza dove passare per forza dal centro città (cosa che accade oggi se si vuole viaggiare su passante/metro per andare da est ad ovest). Ne avevamo già parlato anni fa su Partecipami. Naturalmente aspettiamo anche la M6, la metro che dovrebbe unire il nord e il sud di Milano non passando dal centro città e la Circle Line che terminerà nella nuova stazione Stephenson (passando per Musocco/Certosa) già in progettazione nel contesto della riqualificazione degli Scali Ferroviari .

mercoledì 6 aprile 2022

SAN SIRO: CCC HA PARTECIPATO COME AUDITOR ALLA COMMISSIONE CONGIUNTA AFFARI ISTITUZIONALI SPORT E OLIMPIADI DI PALAZZO MARINO


 


Ieri sera alle 17.30 in streaming, abbiamo visto e ascoltato l’audit del Prof. Paolo Pileri, professore ordinario in Pianificazione e Progettazione Urbanistica e Territoriale del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, grazie all'invito del Presidente Enrico Fedrighini. Erano presenti l’assessora Elena Grandi, il prof. Bernardo, Monguzzi ecc. Il prof. Pileri, è stato invitato a dare una suo autorevole parere sulla questione “demolizione di San Siro” e costruzione di un nuovo stadio.
Il professore ha esposto la sua tesi basata su una serie di dati acquisiti rispetto al progetto, o meglio bozza di progetto. Sulla base delle informazioni a disposizione, il professore ha parlato d’impatto ambientale basato sull'impronta di carbonio oramai adottata come unità di valutazione di qualsiasi attività antropica rispetto all'ambiente (attività,lavoro,costruzioni, trasporti ecc.). Sostanzialmente è contrario sia all'abbattimento che alla costruzione di un nuovo stadio, a suo dire e sulla base dei numeri, ci sarebbe un impatto molto negativo a livello ambientale tale da annullare il 4.1% in meno guadagnato da quando è stata fatta la manovra per ridurre l’inquinamento a Milano. Non solo, l’operazione annullerebbe l’intero Piano Clima impostato dalla Giunta milanese, rendendolo inutile. Quanto ascoltato ci sembra possa essere di riferimento anche al concetto di cementificazione tout court e non solo a Milano ma nell'intera area di Città Metropolitana. Da queste analisi puntuali si potrebbe certamente capire meglio e decidere meglio se una certa operazione possa essere fatta o meno, valutando i contro e i pro con un parametro in più, decisamente autorevole e che pone il livello di dibattito senz'altro molto più alto di quanto fatto fin oggi. Come CCC restiamo sul piano del rispetto per l'autorevole esposizione del prof.
Paolo Pileri e sul diritto al dubbio riguardo alle valutazioni dei pro e contro rispetto all'impatto ecologico in quanto le valutazioni fatte mancano di una parte d'informazioni progettuali sia sul tema della ristrutturazione di San Siro, cambio destinazione d'uso, sia su un nuovo stadio con eventuale utilizzo di materiali meno inquinanti (cemento con ceoff. e nuove tecnologie di costruzione molto all'avanguardia oltre ai calcoli dettagliati sulle procedure e i carichi).

martedì 5 aprile 2022

EDUCAZIONE CIVICA: CCC IN PRIMA LINEA CON IL PROGETTO "MILANOFUORICLASSE"


 


L'argomento " Educazione Civica" sta prendendo sempre più corpo nella consapevolezza che fu fatto un grande errore quando si decise che non doveva più essere una materia di didattica scolastica. Oggi si assiste ad un transitorio "ibrido" in cui si parla di Educazione Civica in contesti scolastici, grazie a un processo di affiancamento con altre materie didattiche.
Scrive Maria Rosaria Sodano su Arcipelago Milano: "...Quali i nodi da sciogliere per far decollare finalmente questo grande ed innovativo insegnamento?
Secondo quanto più volte segnalato dal Ministero dell’Istruzione e reiteratamente affermato nelle Linee Guida la materia deve essere insegnata in prevalenza dall’insegnante di diritto, ove esistente nel percorso di studi dell’Istituto scolastico, oppure, può essere gestita in maniera collegiale da più insegnanti sia del gruppo letterario (italiano, storia, filosofia) che di quello scientifico (scienze, chimica, matematica).
La necessità di un coordinamento fra professori dotati di così diversi background è quindi innanzitutto una priorità.
In secondo luogo appare assolutamente fondamentale procedere ad un’adeguata e approfondita formazione del personale insegnante al fine di sensibilizzarlo all’acquisizione dei necessari rudimenti tecnici degli argomenti.
La qualità dell’insegnamento non può essere lasciata al caso ed ancor meno alla buona volontà di pochi".

lunedì 28 marzo 2022

L’IDROGENO NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA, AVRÀ’ UN RUOLO?


 


Il settore di applicazione più immediato dell'idrogeno è quello del trasporto: esistono già delle stazioni di rifornimento per automezzi a idrogeno, ed è pubblico il progetto di Trenord che prevede l'acquisto di 6 treni alimentati a idrogeno entro il 2023 per la linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo. Il progetto è portato avanti da Alstom Italia e Snam per la rete gas che trasporterà una certa % di idrogeno (metano e idrogeno possono essere trasportati insieme).
Per quanto riguarda il trasporto su gomma, l'area più interessante è quella degli autobus e dei mezzi pesanti, per i quali le ricariche hanno la pressione standard di 350 bar/35 Mpa. Per le autovetture si sta andando invece verso pressioni più elevate 700 bar/70 Mpa, per garantire la ricarica veloce e aumentare l'autonomia, quindi i chilometri percorribili tra un pieno e l'altro.
In ambito industriale, l'idrogeno è già utilizzato nei settori siderurgico e petrolchimico, sia come vettore energetico che come reagente. La possibilità di produrre idrogeno verde a costi competitivi svilupperà il suo utilizzo nelle aziende energivore, Per soddisfare le esigenze di queste aziende potrebbero essere sviluppati dei punti di produzione di idrogeno verde nei pressi dei principali poli industriali ed anche In questo caso, comunque, è necessario un processo di compressione. Infatti, gli elettrolizzatori oggi in commercio producono idrogeno a una pressione variabile fra i 3 e i 30 bar, e la pressione di riferimento per lo stoccaggio è di 250 bar, un aspetto da tenere presente per i costi energetici che oggi rappresenta un limite. Un altro settore interessante è il "Power to Gas", termine col quale si fa riferimento ai casi in cui l'idrogeno è utilizzato per immagazzinare l'energia in esubero prodotta dagli impianti di produzione non programmabili, fotovoltaici e/o eolici. L’idrogeno potrebbe essere un ottimo vettore di stoccaggio dell’energia. Nei momenti di scarsa produzione dell'impianto sarà la fuel cell (pila a combustibile), alimentata dall'idrogeno prodotto da un elettrolizzatore e stoccato a 250 bar, a produrre l'elettricità da immettere in rete in un secondo momento, quando necessario.

lunedì 21 febbraio 2022

LE NORMALITÀ’ DISABILI


 


Milano è senza dubbio all'avanguardia in tema social, dunque le idee e le informazioni circolano ma non sempre arrivano ad essere dei progetti e infine delle cose. Da un po’ di tempo si parla di barriere architettoniche, di richiamo al tema della disabilità, in questo caso declinata a un deficit motorio ma anche sensoriale. Fatto certo è che persistono ancora molte situazioni di ingiustificabile e tanto meno accettabile assenza delle condizioni minime per rendere la vita un po’ meno pensante a chi ha una disabilità e gli Enti vanno in deroga quanto possono pur di non spendere in adeguamenti. Intanto la città si prepara a ricevere la bandiera Olimpica e certo non si può dire che sia una città a portata di tutti a partire dall'accesso ai mezzi pubblici per finire alle tante incongruenze che persistono sui marciapiedi. C'è ancora molto da fare e servirebbe iniziare a pensare che ci siano molte normalità disabili e purtroppo sono disabilità gravi come l'indifferenza e il pressappochismo. NESSUNO esente destra e sinistra equamente ciechi di mente ma soprattutto quello che dispiace è l'assenza e la distanza e riguarda tutti, cittadini e governanti.

giovedì 17 febbraio 2022

VORREI MA NON POSSO


 


 
Con la non approvazione da parte della Corte Costituzionale della legittimità dei referendum sul fine vita e sulla legalizzazione della cannabis, come anche di quello sulla responsabilità civile dei magistrati, viene dato l’ennesimo messaggio che la volontà dei cittadini non conta niente.
Né le spiegazioni con modalità inusuale fornite da Amato dissipano i dubbi in proposito.
Esistono già leggi che inibiscono i pericoli paventati dal Presidente, e che questi referendum non andrebbero ad abolire.
A parole infatti si sostiene la pratica dei referendum come alto momento di democrazia partecipativa, ma poi l’interpretazione che viene data alla formulazione del quesito abrogatorio tarpa le ali ai 3 referendum che veramente toccano la vita quotidiana di ogni cittadino italiano. Perché, parliamoci chiaro, con questa bocciatura, è ovvio che neanche gli altri 4 approvati hanno la minima possibilità di raggiungere il 50% di quorum.
E la distanza tra i palazzi del potere e i cittadini aumenta a dismisura, invece che ridursi, come chiunque dotato di buonsenso si aspetterebbe.
 
Massimiliano Fava

sabato 5 febbraio 2022

IL CORAGGIO DELLE VERITÀ COME ESERCIZIO DI DEMOCRAZIA


 


Si potrebbe prendere ispirazione dalla storia della filosofia. Questo problema si è presentato in molteplici contesti, uomini di pensiero di differenti estrazioni culturali si sono trovati coinvolti in situazioni e in rapporti di forze che hanno richiesto loro l'obbligo della "parrēsia" e di confrontarsi costantemente con lo spazio della libertà e del coraggio della parola pubblica.
Nella convinzione che la "parrēsia" sia non solo un concetto chiave della tradizione occidentale del pensiero, ma anche una questione cruciale dell'esperienza contemporanea, come il tema della verità e della relazione che la verità ha e ha avuto con l'individuo singolo e collettivo. La verità è un punto di vista imprescindibile per la comprensione della precarietà con cui oggi avviene la formazione dell'uomo moderno. In nessuna formazione dell'individuo si forza sul concetto di verità poiché scivolosa.
Non ci si sofferma, dunque, su come distinguere il vero dal falso, quanto piuttosto sul modo in cui si costituisce il soggetto che dice la verità e sulla produzione di quest’ultima. Proprio in questa prospettiva il cinismo, corrente filosofica che si sviluppa nel IV secolo a.C., assume un ruolo centrale in questa disamina.
Stando così le cose, anche nel contesto democratico la parresìa assume un particolare ruolo. Non a caso il filosofo forse più recente che si è esposto sull'argomento Foucault, fa notare che molti antichi hanno messo in discussione il fatto che la democrazia potesse essere luogo di esercizio della parresìa. Egli scrive:
"In democrazia, la parresìa è anzitutto pericolosa per la città. Pericolosa se la si intende come libertà di prendere la parola concessa a tutti, concessa a chiunque. Ora la parresìa appare pericolosa nella misura in cui richiede, a colui che vuole farne uso, un certo coraggio, che in una democrazia rischia di non essere stimato". Ma la verità è un tema molto dibattito. Lo stesso Platone parla del coraggio della verità come un esercizio di una purificazione di sé attraverso la cura dell’anima, niente a che vedere con la Democrazia. Il cinismo si è soffermato, invece, sulla lotta contro i desideri, ma anche i vizi dell’umanità come mezzo per esercitare una Democrazia di tutti. Potremmo concludere che in entrambi i casi, però, chi si assume la responsabilità di dire il vero, mettendolo in pratica, cambia non solo se stesso ma anche il mondo (si da per assunto che ciò sia impossibile).
Dunque il tema della Democrazia implica il coraggio della verità (assoluta) o l'accettazione delle tante verità, oppure c'è dell'altro?Noi crediamo che la verità sia essenziale nell'esercizio della Democrazia, ma resta l'esercizio della verità come limite riferito alla denuncia di ogni forma di abuso della democrazia o della politica che ne rappresenta l'espressione oggi più evidente e deludente. Si dice che ogni scelta che facciamo è fare politica se questa scelta la rendiamo pubblica. Dunque la Democrazia resta un'utopia? Forme dirette di partecipazione non possono esimersi dal cinismo? E l'uomo potrebbe allontanarsi definitivamente da l'opportunismo?
Noi crediamo nei limiti oltre che negli obiettivi, dunque serve coraggio per la verità e esercizio per la Democrazia a partire da rendere ai cittadini la libertà di scegliere ma nel solco della responsabilità nei confronti della Società che ogni giorno è la verità cinica contrapposta alla verità filosofica della politica.

mercoledì 2 febbraio 2022

QUARTIERE SANTA GIULIA, NEMESI


 


Una storia che parte da lontano, dalla Montedison e dalla Radaelli, colossi che davano lavoro a migliaia di milanesi nati o divenuti.
Chiuse le fabbriche, restò un terreno di nessuno per anni, fino a quando qualcuno non pensò a come quel terreno potesse essere utilizzato al meglio. Cosi nasce il progetto Santa Giulia, una "cosetta" da 2 miliardi di euro, condomini Aler e residenziali. Partono il lavori ma con un problema, il terreno non era stato bonificato, quella società che risulta ancora proprietaria dei terreni, la Risanamento Spa, dichiarò che era tutto ok, si poteva costruire, era il 2010. Interviene la magistratura. I lavori proseguono e i palazzi Aler prendono forma, finché non arrivano i primi cittadini, ancora con la maggior parte del progetto sulla carta e con i terreni ricoperti di veleni ecc. Passano gli anni e cosi si arriva alla Milano Santa Giulia Spa, ma anche al colosso australiano Ledlease e all'ennesima bonifica, dopo soldi spesi, un ventennio fatto di incredibili peripezie da parte dei cittadini che vivono sui quei terreni inquinati, persino un asilo con il suo giardino, ma tanto è gente "vuoto a perdere", possono anche mettere le mani nel letame e soprattutto si doveva riscuotere i fondi per il concetto del "Do ut Des". Ecco i numeri: 3000 alloggi, un bel business center, un parco verde, negozi detti di prossimità, spazi ricreativi e la nostra Arena Olimpica. Santa Giulia, 64 ettari di terreno, 1,2 milioni di m3 di terreno da movimentare, 300mila tonnellate di terreno e materiali da smaltire in 3 anni, poi si potrà costruire. Ecco che arriva Eventim a costruire il Palahockey o meglio: l'ARENA ITALIA che poi diverrà qualcosa d'altro. Chi farà la bonifica in tempi record? ATI SUEZ SEMP, azienda leader nelle bonifiche. Anche in questo caso, cosa succederà? Si dovrà procedere con una prima bonifica per dare modo all'Azienda che costruirà fisicamente il Palahockey, non ancora individuata, e il resto della bonifica sarà fatto poi. Bene, sono già passati 15 anni dalle prime ruspe, e di tutto ciò si sapeva già subito dopo l'assegnazione dei Giochi Invernali, cosi tra una cosa e l'altra, siamo a tempo scaduto, a dover procedere ancora con la bonifica che, nel caso trovi dei problemi, avrà conseguenze sul progetto di far giocare le partite di Hockey delle Olimpiadi Invernali e forse anche altro. Intanto c'è già una prima bocciatura della metrovia leggera che era nel progetto iniziale e che aveva convinto molti a comperare casa a Santa Giulia. Infondo si sa come vanno queste cose, sulla carta è tutto molto bello, poi, quando si atterra dal volo pindarico, spesso l'impatto è dei peggiori.

lunedì 10 gennaio 2022

L'ENERGIA NON E' UN'OPINIONE


 


Fermo restando che ognuno di noi ha il diritto d'opinione, serve precisare che in alcuni casi l'opinione porta in se l'errore. Con l'energia siamo di fronte al casus belli dove da una parte c'è l'opinione di molti che il nucleare sia pericoloso e estremamente dannoso per l'uomo e la natura, dall'altra coloro che, sulla base di certe conoscenze, pensano che l'energia nucleare possa essere un'alternativa valida per un periodo di transizione energetica fino all'approdo a una qualche forma di energia rinnovabile sufficiente per sostenere il fabbisogno di una nazione industrializzata come l'Italia. Quale punto d'incontro possibile? Forse il ragionamento ma soprattutto la capacità da entrambe le parti di confrontarsi sulla base di un item curriculare, in cui delle menti formate cerchino punti di convergenza, cercando poi di informare i cittadini in modo corretto (non certo la politica).
Partiamo da degli assunti:
1) Che l'Italia resti un paese industrializzato.
2) Che gli italiani possano continuare a utilizzare la tecnologia nelle proprie case come fin'ora fatto.
3) Che si vada verso un maggiore utilizzo di mezzi elettrici da ricaricare, di tecnologie per la conversione di rifiuti e di tecnologie per lo zootecnia e agricoltura.
4) Che nel medensimo tempo s'intensifichi la ricerca per sistemi di accumulo d'energia e di tecnologie per la produzione d'energia pulita.
Su queste basi si potrebbe dire che l'atomo e la radioattività esiste in natura e questo dovrebbe essere un argomento di relativa ragionevolezza per dire che cosa? Che l'atomo può essere gestito a fini di benessere per i cittadini e che, serve capire meglio come possiamo produrre energia atomica in sicurezza con le centrali nucleari cosi dette " passive". Diremo che l'atomo controllato lo utilizziamo già in medicina, e spesso nessuno protesta se si trova nelle condizioni di doversi sottoporre a trattamento nucleare (perchè questo è in estrema sintesi quello che avviene quando siamo sottoposti a radio terapia o altre tecniche di diagnostica o cura medica oncologica per lo più).
Senza dilatarsi troppo nel tecnico, iniziamo a dire che una centrale nucleare passiva, in caso di un problema atomico dunque di reazione che sfugge al controllo nel reattore, si autoestingue dunque si spegne da sola senza un intervento dell'uomo. Secondo, possiamo dire che le scorie radiattive derivanti dalle centrali di ultima generazione non hanno una carica radiattiva cosi potente come quelle di un tempo, dunque riducono ulteriormente la loro capacità di danno all'ambiente e di contaminazione. Peraltro, esistono tecnologie di riutilizzo delle scorie che ne riducono il bisogno di conservazione negli anni in luoghi tecnologicamente sicuri in caso di incidente. Possibilità di esplosione prossima allo zero. Impatto ambientale diretto prossimo allo zero.
Certamente uno scoglio al ragionamento ponderale è il problema morale e etico e spesso un certo conflitto d'interessi che porta talune persone a impersonare il ruolo di paladino contro presunti pericoli per l'incolumità dei cittadini a prescindere da ogni tecnologia che ne garantisca la sicurezza. Su tutto un retaggio e una diffidenza per ogni tecnologia che non si conosca a fondo o che qualcuno la spacci per il male assoluto in cambio di un ritorno olistico alla dimensione dell'essere umano in rapporto all'unica forma d'armonia: l'equilibrio con la natura. tutto molto bello quanto irrealistico e soprattutto in antitesi con la nostra realtà odierna. Dunque, serve pensare a un periodo di transizione in cui si deve necessariamente migliorare il clima ma anche sostenere le economie oggi ancora più fragili per via della pandemia. Resta valido il primo elemento di una scala gerarchica ambientalistica il risparmio energetico e il riciclaggio delle materie, cosa che facciamo molto poco e male, nonostante spesso ci si dichiari ambientalisti. Giusto per finire, i fumi che si vedono uscire dalle torri Hammon (si chiamano cosi dal loro inventore), sono vapore acqueo assolutamente non nocivo e derivano dallo scambio termico che avviene per precipitazione dell'acqua calda su sistemi a reticolo composti da vegetali capaci di effettuare uno scambio termico e rigenerare l'acqua proveniente dagli impianti di raffreddamento.

martedì 4 gennaio 2022

ECONOMIA CIRCOLARE: L'ITALIA VA BENE MA..

 


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Da diverso tempo, la Svezia importa dall'estero la spazzatura per mantenere in attività i suoi 34 termovalorizzatori e produrre energia elettrica e la maggior parte del riscaldamento per le abitazioni. Con le moderne tecnologie, quattro tonnellate di spazzatura sono in grado di sprigionare l'energia di una tonnellata di petrolio, 1,5 tonnellate di carbone o cinque di legno. Gli inceneritori di seconda generazione, anche noti come termovalorizzatori, oltre a bruciare i rifiuti recuperano il calore sviluppato durante la combustione e lo utilizzano per produrre vapore. Una volta convogliato, il vapore viene sfruttato per produrre energia elettrica o calore tramite il teleriscaldamento.
I 34 impianti di cui si è dotata la Svezia sono in grado di fornire elettricità a 680mila abitazioni e di riscaldarne 1,3 milioni durante l'inverno. Il Paese copre l'83% del suo fabbisogno energetico con il nucleare e l'idroelettrico e un altro 7% con l'eolico, facendo dei termovalorizzatori una voce marginale mentre sono invece fondamentali per il riscaldamento: a partire dagli anni Cinquanta, il governo di Stoccolma ha investito nella costruzione di una rete che convogliasse l'acqua calda prodotta con lo smaltimento dei rifiuti direttamente nelle abitazioni e nelle industrie. Il modo in cui la Svezia ricicla, le ha permesso di essere una delle prime nazioni al mondo a introdurre nel 1991 una tassa sul carbone per disincentivarne l'utilizzo da parte delle imprese.
E l'Italia?
A parte alcune realtà ben organizzate come Parma, anche grazie alle dimensioni della città, anche Milano don Figino, cerca di rendere virtuoso il concetto di Economia Circolare producendo energia sia elettrica che termica.
La carenza strutturale italiana è senza dubbio un problema nel breve periodo, ma non in un'ottica di sviluppo dell'economia circolare. Il nostro Paese riesce a riciclare il 79% del totale dei suoi rifiuti domestici e industriali (56,4 milioni di tonnellate l'anno), primato che in Europa viene eguagliato solo dalla Germania (72,4) Il modo in cui la Svezia ricicla è così rivoluzionario che riesce a riutilizzare il 67% della raccolta differenziata delle abitazioni. L'Italia avrebbe filiere all'avanguardia nella rigenerazione, ad esempio dei lubrificanti usati, dove il 99% diventa la base per nuovi oli, nella gestione degli scarti dell'industria tessile e dei rottami in ferro riutilizzati nelle acciaierie o nell'utilizzo dei fanghi di degli impianti di depurazione come fertilizzante agricolo. In totale l'economia circolare coinvolge già 10mila aziende in tutto il Paese, per un giro di affari stimato di 23 miliardi di euro. L'unica debolezza del sistema, per il momento, è la scarsa capacità del mercato italiano di fare tesoro dei materiali rigenerati: fino a oggi sono stati assorbiti in gran parte dalle economie emergenti dell'Asia, in particolare dalla Cina, ma il recente stop di Pechino alle importazioni rischia di mettere in crisi il meccanismo.
Una priorità è rafforzare la ricerca e lo sviluppo per creare il mercato finale dei prodotti a base di materiali riciclati. È importantissimo che decolli il cosiddetto green procurement, cioè gli appalti ecologici; anche se sarebbero costrette per legge, le amministrazioni pubbliche e anche Milano, fanno fatica a mettere nei capitolati dei bandi di fornitura l’obbligo di materiale riciclato”. Mentre per anni l'Italia ha guardato alla Svezia come al modello ideale di gestione dei rifiuti, il Paese scandinavo ha capito le potenzialità di quello italiano. Per il suo ennesimo salto verso il futuro dei rifiuti, la Svezia ha deciso di puntare tutto sul paradigma ricicla di più e brucia (molto) di meno, ma soprattutto sul potenziale dell'economia circolare.